Archivio per film

This is not a love song: this is “Waltz with Bashir”

Posted in Uncategorized with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 5 febbraio 2009 by Gemma

Israele, oggi.

Un regista affermato, Ari Folman, incontra in un bar un vecchio amico, il quale gli rivela un incubo ricorrente che lo tormenta dai tempi della guerra in Libano nei primi anni ’80.

Ascoltando il racconto, Ari si rende conto di aver rimosso pressochè ogni ricordo di quella esperienza, motivo per cui decide di rintracciare tutti coloro che prestarono servizio militare assieme a lui in quel periodo per ritrovare la propria memoria e, soprattutto, il proprio ruolo nel drammatico conflitto che conobbe il suo momento più sanguinoso nel massacro avvenuto nei campi profughi di Sabra e Shatila.

Vincitore dell’Oscar 2009 come migliore film straniero, “Valzer con Bashir” è una pellicola autobiografica di raro spessore.

La narrazione si configura come una seduta psicanalitica corale, in cui le testimonianze dei personaggi fanno riaffiorare nella mente del protagonista avvenimenti cruciali: i continui flashback si susseguono a volte come visioni oniriche ed abbacinanti, in altri casi come racconti più che mai concreti.

La tecnica dell’animazione risulta pertanto quantomai azzeccata per seguire il filo di un racconto che gioca sul rapporto inscindibile tra la dimensione del sogno e quella materiale, le quali vengono combinate con fluidità fotogramma dopo fotogramma.

Sebbene si svolga in tempi che non possono classificarlo come film “d’azione”, non mancano sequenze concitate, accompagnate da una colonna sonora che alterna pezzi celebri del rock anni ’80 a brani di musica classica.

Tra le sequenze che valgono il prezzo del biglietto: l’immagine di Ari che esce dal mare nella notte illuminata dalle bombe (rettifico: dai fumogeni al fosforo, grazie Danny per la correzione); il sogno di Carmi, sensuale e surreale; il valzer a colpi di mitra di Frenkel, sotto il poster di Bashir Gemayel; una carrellata di azioni belliche descritta con tono scanzonato, a ricordare che forse l’unico modo per esorcizzare l’orrore è sorriderne; e soprattutto il finale del film, non più animato, bensì con filmati reali, a ricordare che forse l’unico modo di non ricadere nell’orrore è soffermarvisi.

Weg

Posted in Uncategorized, Video with tags , , , , , on 21 dicembre 2008 by Gemma

Una piccola premessa.

Io amo QOOB.

Perchè è un canale il cui motto è “Broadcasting ideas”. Il che è l’incarnazione del modo di pensare 2.0 . Il che è cosa buona e giusta.

Perchè è l’evoluzione naturale di Flux.

Perchè propone dituttodipiù, musica in primis, ma anche corti (e il 90% della programmazione è realizzato dagli utenti).

Perchè ogni tanto mi fa trovare dei video come questo che vi embèddo (argh!) qui di seguito.

Dura una decina di minuti, non di più.

“Weg” è il titolo del corto.

Buona visione.

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8 settembre

Posted in Video with tags , , , , , , on 8 settembre 2008 by Gemma

da Tutti a casa, di Luigi Comencini, 1960

La ragazza del lago

Posted in Uncategorized with tags , , , , on 18 Maggio 2008 by Gemma

Una ragazza viene trovata nuda e senza vita sulle rive di un lago.

Del caso si occupa un commissario di polizia il quale, dopo vent’anni di onorato servizio alla omicidi, si è trasferito in un paesino del Friuli per poter stare vicino alla figlia ed alla moglie, quest’ultima affetta da una grave patologia mentale.

Il film, opera prima di Andrea Molaioli, narra di una duplice ricerca.

In primo piano c’è naturalmente quella dell’omicida, che si svolge nel più puro stile giallo e conduce alla scoperta del colpevole dopo il tradizionale iter investigativo.

Tuttavia, accanto al racconto poliziesco, trova spazio la vicenda personale del commissario Sanzio (Toni Servillo), che si traduce nel costante sforzo per ritrovare un rapporto con la figlia, profondamente lacerato dalle vicissitudini familiari.

Elemento centrale è la solitudine: del protagonista innanzitutto, in quanto affetto da una malattia dermatologica di cui si ignora la cura, lontano dalla moglie che non lo riconosce e dalla figlia con cui stenta a comunicare ed isolato nella conduzione delle indagini, che lo vedono ripercorrere in solitaria le tracce dell’assassino; ma anche di coloro che si trovano coinvolti nel mistero, a partire da Mario, affetto da ritardo mentale e succube del padre severo, passando per la sorellastra ed il fidanzato della vittima, entrambi apparentemente spiantati, per finire (o iniziare) con l’irrimediabile e tragico isolamento della vittima, che pare sopita e morbidamente adagiata nella morte.

L’interpretazione di Servillo è servita con il consueto spessore ed anche il resto del cast non sfigura.

Un neo: la colonna sonora, che suona posticcia e slegata dalla narrazione.

Come ultimo appunto, penso sia da sottolineare la scarsa aderenza alla realtà per quanto concerne l’ambientazione: l’immagine del commissario che, tentando di immedesimarsi con il colpevole, passeggia in totale isolamento per le vie del borgo è indubbiamente romantica, ma sappiamo tutti che, per essere totalmente fedeli al mondo reale, il gradevole scorcio avrebbe dovuto essere offuscato da telecamere, giornalisti e speciali di Studio Aperto.

Nel complesso: un film da vedere.